Thursday 25 June 2009

Exhibition: Il Teatro Antico e le Maschere


MANN - MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE
Piazza Museo Nazionale 19 (80135)
dal 25 giugno al 31 agosto 2009
www.archeona.arti.beniculturali.it

Non senti in teatro l’eco degli applausi quando risuonano quelle frasi che tutti riconosciamo, che all’unanimità proclamiamo vere?
(Seneca, Epistole a Lucilio)


Il teatro romano, diretta evoluzione del teatro greco, porta a compimento e consolida tutti gli aspetti delle tecniche teatrali create dai Greci - l’architettura dell’edificio, la drammaturgia, le pratiche dell’attore, l’allestimento scenico - perfezionandole e diffondendole in tutto il mondo allora conosciuto.
Gli apporti greci al teatro romano avvengono attraverso la Magna Grecia, la ricchezza delle sue città e l’intensa vita culturale che le anima. La vivacità delle farse fliàciche nei provvisori teatri di legno, le prime traduzioni di tragedie e commedie dal greco al latino, l’arrivo delle prime compagnie di attori professionisti dalla Grecia con le loro maschere ed i loro copioni tratti dai classici antichi segnano gli inizi del teatro a Roma.
Ma non bisogna dimenticare i contributi altrettanto essenziali degli Etruschi e dei popoli autoctoni dell’Italia. Lo storico Tito Livio fa risalire agli Etruschi l’ingresso dei primi attori a Roma e dagli Etruschi i Romani accettano termini fondamentali del lessico teatrale come hystrio (attore) e persona (maschera). E infine, dai popoli italici della Campania e del Lazio, i Romani carpiscono quella vena farsesca e satirica che distingue i loro primi esperimenti di un’autonoma drammaturgia.

La costruzione dei grandi teatri di pietra con le loro monumentali scenografie fisse caratterizza Roma e tutte le città romanizzate d’epoca imperiale. Ogni città che emerge per le sue ricchezze costruisce al centro del proprio spazio urbano, accanto ai templi e al foro, un edificio pubblico per gli spettacoli - teatro, anfiteatro, circo, stadio, odeon - e talvolta più d’uno. Attorno al solo bacino del Mediterraneo si conservano più di un migliaio di questi edifici.
Vitruvio nel suo De Architectura (I sec. a.C.) descrive i primi teatri di pietra romani di età augustea. A differenza di quelli greci, i teatri romani si presentano come edifici a pianta semicircolare, costruiti su terreno pianeggiante - cioè non appoggiati ad una collina come quelli greci, chiusi da mura perimetrali che collegano le gradinate per gli spettatori (cavea) con la scena monumentale (scaenae frons) e il palcoscenico (pulpitum). Questa soluzione permette di erigere i teatri in qualsiasi luogo e dunque anche nel centro delle città, facendoli diventare uno degli edifici pubblici principali della collettività. La «forma chiusa» del teatro romano, che rende possibile la copertura dell’intero edificio con tendoni (velarium) per riparare dal sole gli spettatori, si prefigura così come il prototipo dell’edificio teatrale moderno.

Quello del teatro è, infine, un mondo multiforme, fatto di danza, recitazione, canto, mimica, dotta cultura ma anche di sensualità, grasse risate e divertimento di massa.
Da una parte, le compagnie degli attori con le loro tecniche mimiche, i variopinti costumi, le grandi maschere, gli strumenti musicali e i testi drammatici, spesso rielaborati a partire dai modelli ‘alti’.
Dall’altra il pubblico, migliaia di spettatori, i più variegati, che considerano il teatro e gli spettacoli che vi si svolgono come il loro passatempo preferito.

Il percorso espositivo
Articolata in quattro sezioni, la mostra vuole guidare il visitatore alla conoscenza del teatro antico, grazie soprattutto alla presentazione dei numerosi materiali – soprattutto di età romana - presenti nelle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Napoli

1. Alle origini del teatro
Dioniso, con i Satiri, personaggi del suo corteggio, sono all’origine del più antico teatro: alcuni esemplari della ceramografia greca a figure nere (VI secolo a.C.) e qualche rappresentazione più tarda di Dioniso alludono a questo momento più antico. Alcune, rare, testimonianze, eco delle opere dei grandi tragici greci – fu soprattutto Euripide a godere di grande favore nelle regioni meridionali – sono rappresentate da esemplari della ceramografia greca e italiota a figure rosse del V e IV secolo a.C., recanti scene con i personaggi delle più note tragedie, come, in particolare, nei vasi della collezione storica del Museo, relativi all’Ifigenia in Tauride e ad altri noti episodi della tragedia euripidea, ma anche da una urna fittile etrusca, mai esposta al pubblico, con la lotta tra Eteocle e Polinice.
Dell’altro genere prediletto nell’Italia meridionale in età ellenistica, il teatro fliacico, vengono presentati alcuni vasi dipinti – unica testimonianza superstite di questo genere comico - con gustose scene di grande realismo attinte dalla vita quotidiana, impersonate da attori (i fliaci), caratterizzati da un particolare costume.

2. Il teatro romano e i suoi generi: la tragedia, la commedia
Il mondo romano si appropria di entrambi i generi – tragedia e commedia - del teatro greco, con una produzione che ci è ben nota dalla tradizione letteraria, ma della quale le uniche testimonianze pervenute fino ai nostri giorni – oltre, naturalmente, gli stessi edifici teatrali – sono rappresentate essenzialmente da alcuni mosaici e affreschi, ma soprattutto da un considerevole numero di riproduzioni di maschere, restituite dagli scavi delle antiche città sepolte dall’eruzione vesuviana del 79 d.C. e destinate all’ornamento di giardini o alla decorazione architettonica.
Sono presentate in questa sezione maschere di marmo e terracotta relative ai singoli tipi rappresentativi dei personaggi del teatro tragico e della commedia; ad esse sono affiancate le testimonianze restituite, a Pompei ed Ercolano, dalla pittura parietale di IV.

3. Il teatro popolare in Campania: l’Atellana e la Fabula Togata
Viene presentato al pubblico, per la prima volta nella sua integrità, un interessante rinvenimento risalente alla prima fase degli scavi di Pompei: un gruppo di 15 maschere in gesso, a grandezza naturale, che verosimilmente costituiscono i modelli di cui un artigiano si serviva per la realizzazione di esemplari destinati alla scena. Nell’ambito della varietà di tipi appartenenti per lo più a personaggi della commedia, è significativa la presenza di una maschera maschile del personaggio comico della farsa atellana, Buccus, come si deduce dal nome che resta inciso nel gesso. A queste maschere, si affiancheranno alcuni esemplari in terracotta, da Pompei, che trovano significativo riscontro in alcuni dei modelli in gesso, come il personaggio dal grosso naso adunco, per il quale il più immediato richiamo è costituito dalla più recente maschera di Pulcinella.

4. I luoghi: Teatri romani in Campania

L’ultima sezione è dedicata agli edifici teatrali antichi della Campania. In essa il visitatore troverà la documentazione e tutte le notizie storiche utili, che potranno indurlo a visitare alcuni di essi attualmente accessibili, come il teatro di Neapolis – di recentissima scoperta -, quello di Pompei, con il piccolo Odeon e, nell’area flegrea, i resti del teatro di Miseno e il piccolo edificio noto come “sepolcro di Agrippina” a Bacoli.

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